Il gioiello del Milan: "Vedrete
tra un mese con l’Inter.
Il gioco duro? Mi diverto
quando mi buttano giù"
tra un mese con l’Inter.
Il gioco duro? Mi diverto
quando mi buttano giù"
LAURA BANDINELLI
MILANO
Pato, com’è stato il primo Natale da sposato?
«Meraviglioso e molto atteso. Mia moglie ha iniziato a mettere addobbi natalizi a fine ottobre».
A vent’anni ha già fatto esperienze importanti.
«Sì, la mia vita è sempre trascorsa molto velocemente. A undici anni ho lasciato la mia famiglia per andare a giocare a calcio in un posto che era lontano dodici ore di pullman da casa mia. Ricordo ancora il volto preoccupato di mia madre e quello rassicurante di mio padre. Senza di lui non ce l’avrei mai fatta a realizzare il mio sogno».
Suo fratello e sua sorella come l’hanno presa?
«Malissimo, il distacco è stato terribile, ma adesso mi ringraziano. Con la mia professione è cambiato tutto, prima non c’erano soldi per fare niente, adesso ho potuto pagare loro gli studi e si sono laureati».
Il suo 2009 si chiuderà con 19 gol segnati tra Coppa Uefa, campionato, Champions e Nazionale. Bilancio?
«È un bel bottino, ma voglio assolutamente fare di più».
Scelga il gol più importante dell’anno.
«Il terzo realizzato contro il Real Madrid. Sono entrato nella storia, il Milan non aveva mai vinto al Bernabeu».
Il gol più clamoroso che ha mancato.
«Pesco da ricordi recenti, quello contro il Palermo».
Lettera a Babbo Natale: per l’anno nuovo fai in modo che i difensori mi diano meno botte.
«Lettera che non spedirò mai. Quando mi buttano giù, vedo che si arrabbiano perché non hanno altri mezzi per fermarmi, quindi mi diverto».
Altra lettera: fammi andare ai Mondiali.
«Se non faccio bene con il Milan, me li scordo. Quindi, prima penso al club e poi vediamo se vengo accontentato».
In Brasile ha tante persone che sostengono la sua candidatura. Falcao è stato tra i primi a scoprirla e a dire che era un predestinato.
«Sì, ricordo bene le sue parole. È stato lui che ha consigliato ad Ancelotti di portarmi in Italia».
Il 2010 sarà l’anno di Pato-papà?
«Sarà un anno che porterà tante cose nuove».
Lo sa che Ronaldinho è disposto a trasformarsi in uomo assist pur di farla diventare il capocannoniere della serie A?
«Me lo ripete sempre e io non posso che esserne onorato. Lo considero uno dei numeri uno al mondo».
E chi altro c’è in lista?
«Messi, a cui darei l’oscar per il 2009 e Ronaldo che resterà per sempre il mio idolo».
Quest’estate il Milan ha subito una rivoluzione. Via Ancelotti e avanti Leonardo.
«È stata una svolta importante, ma non fatemi fare paragoni perché sono legatissimo a tutti e due».
Leonardo però è brasiliano come lei.
«Leonardo è una persona delle idee molto chiare. La prima volta che l’ho incontrato ero all'aeroporto, avevo 16 anni e stavo per imbarcarmi per il Giappone con l’Under 17. Lui si avvicinò, mi chiese come stavo e mi diede un consiglio che ricordo ancora: non lasciare la tua società, aspetta, è presto per fare il grande salto. Due anni dopo si presentò il Milan e lui era un dirigente. Mi viene il dubbio che già allora pensasse di prendermi».
Si ricorda il momento in cui ha saputo che sarebbe andato al Milan?
«Certo, mi ha avvertito il mio procuratore. Mi sono immediatamente attaccato al telefono ed ho chiamato Emerson e Serginho. Mi hanno rassicurato: “Benvenuto nella tua nuova famiglia”».
Un anno fa avrebbe scommesso su Leonardo allenatore?
«Sono nel calcio da troppi pochi anni per fare certe considerazioni».
Leo ha cambiato il Milan. Le piace giocare con il tridente?
«Molto, abbiamo tante soluzioni. Se manchiamo io e Ronaldinho, Leo può inserire Beckham, Abate o Di Gennaro».
A proposito di Beckham, arriva per aiutarvi a vincere lo scudetto.
«Ci darà una grandissima mano. E io ci credo. Abbiamo il potenziale per vincere anche la Champions».
L’Inter però resta in vetta indisturbata. Continua a pesare il ricordo del derby d’inizio stagione?
«Quella partita è stata giocata in un momento sbagliato. Se la giocassimo adesso finirebbe in tutt’altra maniera. Tra un mesetto ci ritroveremo e le cose saranno molto diverse».
Lei è stato uno dei pochi ad ammettere che le mancava Kakà. Adesso che il Milan è tornato a vincere è passata la saudade?
«Kakà è e resterà un grandissimo amico. Il suo addio è stato un trauma per tutti, non solo per me. È stata fatta una scelta sia per il suo bene sia per il bene del Milan. Io e gli altri abbiamo imparato a guardare avanti, stiamo facendo bene, è assurdo pensare al passato».
La stampa
Pato, com’è stato il primo Natale da sposato?
«Meraviglioso e molto atteso. Mia moglie ha iniziato a mettere addobbi natalizi a fine ottobre».
A vent’anni ha già fatto esperienze importanti.
«Sì, la mia vita è sempre trascorsa molto velocemente. A undici anni ho lasciato la mia famiglia per andare a giocare a calcio in un posto che era lontano dodici ore di pullman da casa mia. Ricordo ancora il volto preoccupato di mia madre e quello rassicurante di mio padre. Senza di lui non ce l’avrei mai fatta a realizzare il mio sogno».
Suo fratello e sua sorella come l’hanno presa?
«Malissimo, il distacco è stato terribile, ma adesso mi ringraziano. Con la mia professione è cambiato tutto, prima non c’erano soldi per fare niente, adesso ho potuto pagare loro gli studi e si sono laureati».
Il suo 2009 si chiuderà con 19 gol segnati tra Coppa Uefa, campionato, Champions e Nazionale. Bilancio?
«È un bel bottino, ma voglio assolutamente fare di più».
Scelga il gol più importante dell’anno.
«Il terzo realizzato contro il Real Madrid. Sono entrato nella storia, il Milan non aveva mai vinto al Bernabeu».
Il gol più clamoroso che ha mancato.
«Pesco da ricordi recenti, quello contro il Palermo».
Lettera a Babbo Natale: per l’anno nuovo fai in modo che i difensori mi diano meno botte.
«Lettera che non spedirò mai. Quando mi buttano giù, vedo che si arrabbiano perché non hanno altri mezzi per fermarmi, quindi mi diverto».
Altra lettera: fammi andare ai Mondiali.
«Se non faccio bene con il Milan, me li scordo. Quindi, prima penso al club e poi vediamo se vengo accontentato».
In Brasile ha tante persone che sostengono la sua candidatura. Falcao è stato tra i primi a scoprirla e a dire che era un predestinato.
«Sì, ricordo bene le sue parole. È stato lui che ha consigliato ad Ancelotti di portarmi in Italia».
Il 2010 sarà l’anno di Pato-papà?
«Sarà un anno che porterà tante cose nuove».
Lo sa che Ronaldinho è disposto a trasformarsi in uomo assist pur di farla diventare il capocannoniere della serie A?
«Me lo ripete sempre e io non posso che esserne onorato. Lo considero uno dei numeri uno al mondo».
E chi altro c’è in lista?
«Messi, a cui darei l’oscar per il 2009 e Ronaldo che resterà per sempre il mio idolo».
Quest’estate il Milan ha subito una rivoluzione. Via Ancelotti e avanti Leonardo.
«È stata una svolta importante, ma non fatemi fare paragoni perché sono legatissimo a tutti e due».
Leonardo però è brasiliano come lei.
«Leonardo è una persona delle idee molto chiare. La prima volta che l’ho incontrato ero all'aeroporto, avevo 16 anni e stavo per imbarcarmi per il Giappone con l’Under 17. Lui si avvicinò, mi chiese come stavo e mi diede un consiglio che ricordo ancora: non lasciare la tua società, aspetta, è presto per fare il grande salto. Due anni dopo si presentò il Milan e lui era un dirigente. Mi viene il dubbio che già allora pensasse di prendermi».
Si ricorda il momento in cui ha saputo che sarebbe andato al Milan?
«Certo, mi ha avvertito il mio procuratore. Mi sono immediatamente attaccato al telefono ed ho chiamato Emerson e Serginho. Mi hanno rassicurato: “Benvenuto nella tua nuova famiglia”».
Un anno fa avrebbe scommesso su Leonardo allenatore?
«Sono nel calcio da troppi pochi anni per fare certe considerazioni».
Leo ha cambiato il Milan. Le piace giocare con il tridente?
«Molto, abbiamo tante soluzioni. Se manchiamo io e Ronaldinho, Leo può inserire Beckham, Abate o Di Gennaro».
A proposito di Beckham, arriva per aiutarvi a vincere lo scudetto.
«Ci darà una grandissima mano. E io ci credo. Abbiamo il potenziale per vincere anche la Champions».
L’Inter però resta in vetta indisturbata. Continua a pesare il ricordo del derby d’inizio stagione?
«Quella partita è stata giocata in un momento sbagliato. Se la giocassimo adesso finirebbe in tutt’altra maniera. Tra un mesetto ci ritroveremo e le cose saranno molto diverse».
Lei è stato uno dei pochi ad ammettere che le mancava Kakà. Adesso che il Milan è tornato a vincere è passata la saudade?
«Kakà è e resterà un grandissimo amico. Il suo addio è stato un trauma per tutti, non solo per me. È stata fatta una scelta sia per il suo bene sia per il bene del Milan. Io e gli altri abbiamo imparato a guardare avanti, stiamo facendo bene, è assurdo pensare al passato».
La stampa