mercoledì 2 dicembre 2009
Il Milan più d’attacco della storia
Leonardo e una tattica spregiudicata. Che si accentuerà con Beckham. A gennaio l’inglese potrebbe giocare terzino. Con uno schema estremo: il 4-1-1-4
In porta Dida, che palleggia niente male. Difensori centrali Nesta e Thiago Silva, stilisti capaci di gol e assist. Terzino sinistro Zambrotta, che una volta faceva l’ala. Terzino destro Beckham, già candidato al Pallone d’oro da centrocampista crossatore. Mediano interditore Pirlo, che nacque rifinitore, sbocciò regista arretrato e sa sempre come avviare l’azione in
maniera non banale. Rifinitore Seedorf, re della libera giocata. Attaccante esterno destro Pato, giovane anarchico e insigne velocista. Attaccante esterno sinistro Ronaldinho, ricamatore sublime, preferibilmente sul posto. Centravanti pivot Borriello, addetto a prendere botte e a smistare palloni. Centravanti faina Inzaghi (o Huntelaar), pronto ad avventarsi sui suddetti.
Modulo 4-1-1-4. SquadraMilan. Allenatore Leonardo. Anno 2010, Odissea nellospiazzo, nel senso che sistema di gioco e formazione sono decisamente spiazzanti.
Però non è fantascienza. L’audace sogno potrebbe avverarsi a gennaio, quando Beckham, reduce dall’avventura hollywoodiana coi Los Angeles Galaxy, sarà scritturabile per il kolossal di Milanello. Per avere già interpretato il ruolo di esteta a Madrid, nel Real dei “Galacticos”, l’inglese conosce le insidie dell’intrigante copione. Solo che il Milan ritiene di poterle disinnescare. Galliani l’ha detto di sfuggita. «A Catania, quando è entrato Huntelaar, abbiamo giocato col 4-1-1-4». Invece
Leonardo ha indugiato volentieri sulla genesi tattica della sesta vittoria nelle ultime sette partite e dei due gol in due minuti (di recupero) dell’olandese, passato dall’etichetta di brocco scartato dal Real Madrid a quella di campione misconosciuto e riabilitato. «Prima di fare entrare Huntelaar, quarto attaccanteoltre a Seedorf, ho chiesto ai ragazzi in panchina se fossero d’accordo: mi hanno risposto di sì, perché dovevamo vincere». Insomma, il 4-1-1-4 non è nato per caso: finirà in un cassetto, per essere rispolverato, come domenica sera, quando Ronaldinho, Pato, Borriello e Seedorf proprio non riescono a scalfire il muro avversario? Di sicuro l’allenatore milanista ha voluto coinvolgere la squadra nel varo, quasi a marchiare la data della rivoluzione del Cibali: 29 novembre 2009, qui nacque il Milan più d’attacco della storia.
In verità l’abbandono di ogni cautela, nei minuti finali, non è un’esclusiva leonardiana: lo stesso Ancelotti, per la necessità di segnare, tavolta moltiplicò gli attaccanti. La differenza è che stavolta si parte da una base, il 4- 2-1-3, già benedetta da Galliani («Leonardo ha cambiato la pelle di questo Milan. E’ la prima volta che una grande del calcio europeo sceglie un neofita, mai in panchina nemmeno nel settore giovanile. Abbiamo fatto molto bene») e soprattutto che ogni ulteriore passo verso un modulo “brasiliano” è gradito al padrone. «Ho sentito Berlusconi soddisfatto, ha fatto anche considerazioni tattiche». Ma l’impressione è che il Milan non potrà prescindere dalla sua anima italiana e italianista: il fin qui eccellente Ambrosini, Gattuso che sta nel limbo dell’infortunio e della scontentezza, e il portiere Abbiati, ormai guarito.
Enrico Currò - La repubblica