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sabato 2 gennaio 2010

Beckham studia da terzino: l'ultima trovata di Leonardo

Non giocherà in porta ma dovrà cominciare a familiarizzare con quel settore. La sorpresa di San Silvestro, in casa del Milan, è sempre David Beckham, l’inglese appena sbarcato a Milanello per il secondo anno consecutivo. Giovedì mattina Leonardo è uscito allo scoperto e dato il via a un altro esperimento. Beckham terzino è la sua ultima tentazione: potrà contare sulla piena e convinta disponibilità dell’interessato. «Sono pronto a giocare anche in porta» ripeté più volte mercoledì sera Beckham parlando nel salone del Bagatti-Valsecchi. È stato di parola.

L’idea di Leonardo è una trovata che farà molto discutere. I motivi sono almeno tre: 1) non dispone di un titolare conclamato, Oddo è ai box per un accidente muscolare; 2) la presenza dell’inglese può accrescere la cifra tecnica dello schieramento rossonero; 3) sia Oddo che Abate, altro adattato alla bisogna, non possono certo competere con l’inglese in fatto di cross tagliati e precisi, manna per le teste ispirate di Inzaghi, Borriello e (in prospettiva) di Dzeko. Beckham terzino può servire in certe sfide per sostenere meglio il gioco d’attacco ma espone il dispositivo difensivo, già in sofferenza per la scarsa protezione del centrocampo, ad altri rischi. C’è bisogno di un collaudo, prima di darlo alle stampe. Una buona occasione può arrivare da mercoledì 13 gennaio, sera di Milan-Novara, ottavo di coppa Italia.
Non c’è solo Beckham a bussare dietro la porta di Leonardo. A nutrire legittime aspettative saranno almeno in cinque, tutti nomi che pesano. Per il riassunto delle puntate precedenti, ecco la loro identità: Abbiati, Jankulovski, Gattuso, Inzaghi e Huntelaar. I primi tre sono reduci da altrettanti infortuni: fino a Natale hanno dovuto rispettare le tabelle preparate dai fisioterapisti, adesso sono stati integrati nel gruppo, abili e arruolati a tutti gli effetti. Il caso del portiere è forse il più spinoso: tutti i fari sono puntati su di lui e sulle scelte del tecnico. Abbiati è diventato titolare del Milan l’anno scorso, si è rotto un legamento del ginocchio a Siena ma quando è tornato ha trovato la porta occupata. Non da Storari che lo aveva già rimpiazzato in modo egregio ma da Dida, il portiere che lo avevo costretto a migrare (prima Spagna, poi Juve, quindi Torino) e che nel frattempo era diventato un peso per il club e il suo bilancio da risanare.
Nel calcio, si sa, niente è per sempre. E infatti, dopo aver meritato lazzi e fischi per un paio di papere (al Bernabeu quella più censurata), Dida ha infilato una striscia significativa di eccellenti parate che lo hanno rilanciato agli occhi non solo di Leonardo ma anche di William Vecchi che dei portieri non è solo il precettore. Un suo giudizio vale come una sentenza della Cassazione: se dice «in allenamento Dida è il più in forma» bisogna credergli al volo.
Come si fa a mettere fuori squadra l’attuale Dida? Il quesito sarebbe pertinente se nel frattempo Abbiati non avesse dato qualche segnale di nervosismo. Adesso è venuto il tempo di sciogliere il nodo: Leonardo non può più dondolare tra una scusa e l’altra, deve decidere ed assumersi l’onere della scelta. Stesso ragionamento per Gattuso (che pure ha firmato un prolungamento di contratto rientrando nei ranghi), Inzaghi e lo stesso Huntelaar scongelato contro il Catania poi rimesso nel freezer. Il suo agente ha rotto il silenzio con una frase che ha il sapore di un ultimatum: «Il Milan deve fare chiarezza». Il calendario del mese di gennaio può dare una mano a Leonardo: sono previsti 6 turni di campionato (5 d’ordinanza più il recupero con la Fiorentina) più una (o due) sfide di coppa Italia. Otto partite in 25 giorni sono una media micidiale. Il turn-over non è consigliato: è assolutamente necessario.

Franco Ordine - Il giornale