
Virdis, cosa fa adesso?
“Ho un’enoteca-ristorante a Milano, in via Pier della Francesca. Per fortuna va bene”
Quindi addio alla panchina…
“Sono giovane, ho 52 anni. Penso sempre al tempo in cui allenavo. Ma quando ti allontani troppo poi è difficile rientrare. Chissà, però…”
Tre anni difficili alla Juve, specialmente i primi due…
“Sì, avevo 20 anni, con la forza e il carattere di quell’età. A Torino mi accolsero male, dimostri di essere grande. Ma tra malattie e il militare fu un mezzo disastro”.
Forse non le perdonarono il famoso no ad Agnelli mentre Boniperti le dava la caccia al Cagliari…
“Sicuramente. Ridirei quel no. Volevo restare al Cagliari in B per riportarlo in A. Ma Boniperti è più testardo dei sardi”.
Come mai tornò al Cagliari per un anno?
“Ero caduto in depressione. Chiesi a Boniperti di mandarmi una stagione al Cagliari per ritrovare il mio ambiente e delle certezze. Fu la mia salvezza”.
E tornato l’anno dopo alla Juve cosa cambiò?
“Al Cagliari ero rinato. Tutta un’altra musica. Complessivamente alla Juve vinsi due scudetti e una Coppa Italia”.
E poi?
“Ci fu il tradimento bianconero. Avevo trovato la stima e l’amore dei tifosi, ma mi cedettero all’Udinese. Quell’anno la Juve cercava soldi. Arrivarono Platini e Boniek, la conferma e le richieste di Rossi dopo il trionfo mondiale. Così addio a Virdis a fianco di Bettega. Due anni a Udine con Zico, Causio, Edinho e Mauro”.
Finalmente il Milan di Berlusconi…
“Sì, dall’84 all’89. Che gioia. Vinsi un campionato e una coppa dei Campioni. E non dimenticherò mai i 17 gol con cui vinsi il titolo di capocannoniere. Come il sorpasso al Napoli nell’87-’88. Segnai una doppietta. Tutto lo stadio si alzò in piedi per applaudirci. E diventammo campioni d’Italia”.
Chi è oggi il miglior attaccante?
“Impazzisco per Milito. Gioca per la squadra, grande finalizzatore, scaltro, si fa trovare in area al momento giusto. E poi è il più completo”.
In chi si rivede?
“In Milito, forse per quello mi piace tanto…”. [ride]
Nella Juve, qual era il giocatore del Milan che le dava più fastidio?
“Collovati. Tosto, sembrava che non arrivasse sulla palla e invece ci arrivava sempre per primo. Classe e agilità”.
E quando giocava nel Milan chi la preoccupava di più tra gli juventini?
“Mi marcava Brio, un gigante durissimo e spigoloso. Dovevo giocare sempre sulla rapidità e la scaltrezza”.
Oggi è più facile o difficile segnare?
“Ma più facile…! Le regole aiutano di più gli attaccanti, che sono anche più protetti dagli arbitri. Allora i difensori ci seguivano dappertutto, incollati, ci picchiavano e avevano pure il libero staccato dietro. Figuriamoci…”.
Cosa manca al Milan?
“Una rosa come quella dell’Inter con molti buoni ricambi. Sta finalmente lavorando bene con i giovani, ma non sono ancora pronti per il grande salto”.
Scudetto a chi?
“All’Inter, non ha avversari all’altezza. Con Toni vedo in alto la Roma”.
Champions a chi?
“Noi possiamo battere Chelsea, Manchester e Bayern. Mi piacciono molto il coraggio e la mentalità della Fiorentina. Poi, chissà. Ma punto, per i posti alti, su Barcellona, Inter e Milan”.
Mondiale a chi?
“Vedo in semifinale Inghilterra, Brasile, Italia e Spagna. Ma occhio a una grande sorpresa africana, tipo la Costa d’Avorio. Ha Drogba e un ottimo gioco”.
Ama di più la Juve o il Milan?
“Beh, il Milan. Perché la Juve mi abbandonò senza pensarci. A Milano ho ottenuto più successi, ero più maturo. Ma il mio vero amore resta il Cagliari”.
Cos’è successo alla Juve?
“Ci puntavo molto. Buoni acquisti con Diego e Melo. Era partita bene, poi è calata. Forse per colpa del tempo di cui necessità una squadra che cambia allenatore e moduli. Ma crescerà. A Parma ha preso tre punti importanti, pur arroccata in difesa e favorita da un’autorete di Castellini. Due soli tiri in porta. Una Juve non può giocare così male…”.
Milan invece dilagante contro il Genoa…
“Splendido. Borriello e Ambrosini gli artefici del trionfo”.
Juve-Milan, chi vince?
“Partita da tripla. Ma se la Juve gioca come a Parma prende tre gol…”
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