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domenica 9 maggio 2010

Il Milan crolla a Genova Ma il terzo posto è suo

A Marassi si gioca a porte chiuse per decisione del prefetto, ma i rossoblù mettono sotto la squadra di Leonardo e passano con un gol di Sculli. Rossoneri inguardabili, ma il pari di Palermo promuove i rossoneri alla fase a gironi della Champions

GENOVA, 9 maggio 2010 - Vuoto e surreale come il Milan, Marassi è testimone dell'impresa del Genoa che supera i rossoneri con il minimo sforzo. Nitida e rumorosa è l'esultanza di Sculli al 57' quando di testa batte Dida. Alla formazione di Leonardo resta la timida soddisfazione del terzo posto aritmetico che vale l'accesso diretto alla fase a gironi di Champions, grazie al pari di Palermo. A 15 anni di distanza dall'uccisione del tifoso rossoblù Claudio Spagnolo (era il 29 gennaio 1995) il prefetto del capoluogo ligure opta per la partita a porte chiuse, ma questo non proibisce ai genoani di regalare una bella prestazione contro un Milan di rara bruttezza e e in dieci negli ultimi minuti per l'espulsione di Flamini.

Tridenti Il Luigi Ferraris senza tifosi è infatti più triste di un campetto di periferia. Un palcoscenico indegno per Genoa e Milan, che si adeguano nel primo tempo al desolante scenario. Senza la spinta di Gian Piero Gasperini, fermato da giudice sportivo, Luca Chiappino, allenatore della Primavera, schiera il consolidato 3-4-3, con la variante Zapater per Milanetto. Leonardo deve rinunciare allo squalificato Ambrosini, ma ritrova una pedina importante come Pato nel tridente. Lancia Abate in difesa e opta per il 4-3-3, dove gli esterni sono Gattuso e Flamini.

Questione di millimetri Assente dal 21 marzo, Pato non lascia però segni indelebili, eccezion fatta per un gol di testa annullato da Damato per un fuorigioco millimetrico. Il resto è poca roba: molto gioco di fascia del Genoa che fa a pugni con la difesa rossonera, reattività limitata dei rossoneri che fanno girare troppo lentamente la palla, permettendo così ai liguri di arretrare e coprire gli spazi. La squada di casa si affida ai piedi buoni di Palacio, Juric e Zapater che godono spesso di inspiegabile libertà. Sul fronte opposto Borriello combatte su tutti i palloni, mentre Ronaldinho e Pato giochicchiano senza creare nulla di concreto. E alla ricerca di un migliore in campo, la scelta cade sui difensori Bocchetti e Thiago Silva: gli implacabili.

Festa rossoblù a Marassi. LaPresse

Sculli fa i fatti Ma ci vorrebbe ben altro per far decollare una gara così anemica. La novità all'inizio della ripresa è Fatic al posto di Papastathopoulos. La mossa obbliga Criscito ad arretrare in difesa. Fondamentale, perché il Milan spinge di più e cerca il gol con più convinzione. Ronaldinho, dopo il primo tempo anonimo, regala le uniche due perle degne di nota: due passaggi da antologia, entrambi per Borriello che per due volte deve fare i conti con Amelia. Ma a fare i fatti è il Genoa che passa al 12', subito dopo la sostituzione di Gattuso con Seedorf. Da un cross dalla bandierina, Sculli trova il varco fra due rossoneri e infila di testa alla sinistra di Dida.

Cuore Genoa In affanno e obbligato ad attaccare, il Milan rischia di prendere anche il secondo gol, se non fosse la traversa a dire di no ad Acquafresca dopo un bolide dal limite al 12'. Col terzo posto che traballa, Leonardo cerca di rivitalizzare l'attacco togliendo Pato per Huntelaar, mentre Chiappino rimpiazza Acquafresca per Suazo. Esce anche l'acciaccato Antonini per Zambrotta, ma non è vitamina per la squadra che nonostante il passivo non ci mette il cuore. Lo capisci dal colpo di testa di Huntelaar che spreca clamorosamente a un metro dal gol; lo realizzi quando Flamini si fa ammonire per la seconda volta per un fallaccio al 40' e lascia i compagni in dieci. Lo sintetizzi negli inutli scambi accademici davanti ad Amelia tra Seedorf e Huntelaar e nell'indolente esibizione di Ronaldinho. Non succese invece aI rossoblù, perché i tifosi loro ce l'hanno nell'anima. Vittoria strameritata.

Gaetano De Stefano