E' la vigilia dell'andata degli ottavi di Champions contro il Manchester. Il tecnico del Milan: "Queste sono partite straordinarie da giocare. E' un'opportunità per restare ad altissimi livelli". L'inglese: "Negli ultimi sette anni non ho mai incontrato la mia ex squadra, ma farò di tutto per farla perdere"
"Segnare un gol? Magari. Ma se dovesse accadere non esulterò per rispetto nei confronti dei tifosi del Manchester"
MILANELLO (Varese), 15 febbraio 2010 - Kakà, Seedorf, Gilardino. L'intensità, la rabbia, la forza fisica, la classe, San Siro. Manchester United alle corde. Cristiano Ronaldo annullato. Sir Alex Ferguson allibito. Il 2 maggio 2007 è ancora negli occhi dei tifosi e di quei protagonisti: vincenti e perdenti. Carlo Ancelotti la definì "la partita perfetta". Flash incancellabili. Ma con la storia non si vive di rendita. Domani sera alle 20.45, si volta pagina. Milan-Manchester United tre anni dopo è un'altra storia. Tanti gli assenti. Ancelotti, appunto, e poi Maldini e Kakà. Anche Cristiano Ronaldo. Ma con un tassello in più: David Beckham contro il suo passato. Leonardo se lo porta con sé nella tradizionale conferenza stampa alla vigilia della grande sfida.
Red vi batto — Gli chiedono come ha coltivato il fascino del Milan. "Buongiorno" esordisce. "E' meraviglioso giocare qui; è importante l'atmosfera che si respira". E avverte i suoi ex compagni: "Noi siamo pronti. Sempre. Sarà così anche domani. Sarà difficile, ma siamo pronti". Ed entra nel match; ne ipotizza l'andamento. "Sarà una partita molto emozionante per me. Negli ultimi sette anni non ho mai incontrato il Manchester United, ma farò di tutto per farlo perdere. Ripeto, sarà dura, ma abbiamo i numeri giusti per farcela. Loro sono bravi, hanno forti giocatori capaci di tenere palla. Rooney è il giocatore chiave; con il nostro possesso palla potremo fare la differenza".
Sfida di 180 minuti — Leonardo è d'accordo e a un giornalista inglese spiega i motivi che lo hanno spinto a volere David in squadra. "Perché è importante; perché fa parte della linea del club; è stata un mia decisione riaverlo. E' importante nello spogliatoio. Ha carisma, è intelligente ed è un gran giocatore che può dare completezza al gioco del Milan". Leo è emozioanto; comprensibile. La storia è dietro l'angolo. Conosce bene il Manchester. Lo ha studiato. "Ma ci conosciamo a vicenda - spiega -. E' una squadra che esce da un momento difficile; ora ha ritrovato la compattezza, è veloce e pericolosa nel contropiede". Centottanta minuti per passare ai quarti. Calcoli? I Red Devils non hanno mai segnato a Milano e non subire gol potrebbe essere fondamentale. "Ogni partita è diversa - spiega Leonardo -; con l'andata e il ritorno ci sono tante cose da considerare. Abbiamo 180' per decidere gli ottavi. Non subire gol e far male agli inglese sarebbe però l'ideale".
Segno ma non esulto — Beckham va oltre e pensa già alla gara di ritorno e giurà che nei 180' non si farà certo condizionare da ricordi e nostalgia. "Tornare all'Old Trafford mi farà venire in mente tanti ricordi: sono andato via quando avevo 27 anni, adesso sono una persona più matura e un calciatore più esperto. Le mie emozioni contano fino ad un certo punto. Nulla è importante del risultato. Si affrontano due grandi squadre, è splendido essere in campo in queste sfide ricche di fascino e tradizione. E perdere sarebbe una grossa delusione". Segnare un gol? Magari. "Ma se dovesse accadere non esulterò per rispetto nei confronti dei tifosi del Manchester". Però sottolinea: "Non mi importa se sarò titolare, vorrei solo avere un ruolo in questo confronto e passare il turno".
"A Madrid abbiamo tirato fuori tutto: non è stata solo una questione di orgoglio, ma la consapevolezza di giocarsela alla pari"
Esame per tutti — Leonardo spiega il suo MIlan: "Questa squadra racchiude un po' di vecchio un po' di nuovo; quale di queste due facce sarà più importante domani? Bella domanda. Credo che non ci sia tanto un vecchio o un nuovo Milan. In questo momento c'è bisogno di tutto. Dobbiamo unire esperienza e qualità; tecnica, gruppo e divertimento". Non lo definisce un esame di maturità: "Tutti i giorni siamo sotto esame; credo sia una tappa molto importante, per chi ha vinto e per i giovani. E' un'opportunità per restare ad altissimi livelli. E' un misurarsi per il top: è un esame per tutti". E ricorda l'impresa di Madrid, perché servirà la stessa intensità. "Lì abbiamo tirato fuori tutto: non è stata solo una questione di orgoglio, ma la consapevolezza di giocarsela alla pari".
Gaetano De Stefano