Da qualche settimana, quella strana idea continua a ronzargli in testa. Il motivo è semplicissimo. Dal giorno in cui è arrivato Leonardo sulla panchina che fu di Ancelotti, Ringhio ha respirato un clima diverso dentro Milanello. Non si è più sentito componente del nucleo storico del Milan, ma uno dei tanti. E non solo perchè durante le prime partite del torneo è stato puntualmente sostituito dal tecnico brasiliano pur non realizzando mediamente perfomances negative. L'episodio chiave della stagione può essere considerato il derby dell'andata: ricorderete tutti come andò. Gattuso si infortunò, chiese il cambio, Seedorf, in ritardo, costrinse Rino a continuare la sfida e lui commise un secondo fallo su Sneijder riducendo il Milan in dieci e quindi condannandolo alla sconfitta di goleada. L'uscita di Gattuso dal terreno fu un atto di accusa contro la panchina e i suoi componenti. É successo anche dell'altro. Gattuso, sul finire della passata stagione, pur non essendo in buona condizione dopo l'intervento chirurgico al ginocchio, decise di partire per il Sud-Africa e la Nazionale di Lippi invece di completare la rieducazione a Milanello sui prati del collegio rossonero. Alla società quel gesto risultò indigesto perchè poi il centrocampista calabrese pagò lo sforzo eseguito a giugno con un rallentamento della guarigione all'inizio della nuova stagione. Altra tegola: il penultimo infortunio patito da Rino avvenne durante l'edizione inutile di Italia-Cipro, a qualificazione già avvenuta, in quel di Parma.
Leonardo, nel frattempo, ha cambiato modulo, ha trovato il quadrato magico, Seedorf-Pato-Borriello-Ronaldinho, e ha deciso di schierare solo due centrocampisti ,uno di lotta, Ambrosini, l'altro di governo, Pirlo. Così Gattuso, dopo aver giocato in campionato contro il Parma, ha dovuto lasciare il posto ad Ambrosini contro il Real Madrid. É a questo punto che la strana idea ha ripreso a circolare in casa Gattuso. I suoi tormenti, messi in piazza da il Giornale e poi ripresi da altri quotidiani e da Sky, sono condivisibili. É sempre stato ritenuto un pilastro di cemento armato dell'impalcatura calcistica milanista, all'improvviso è diventato un pezzo d'antiquariato. Non solo. Ma è anche successo che le perplessità sull'opportunità del modulo a quattro punte disegnato dal tecnico siano state confidate allo stesso Leonardo con la schiettezza che è indispensabile tra componenti dello stesso clan. Escludiamo che Leonardo sia un tipo permaloso, di sicuro la sua è una scelta di tipo esclusivamente tecnica. Gattuso non ha detto una sola parola in pubblico. Ha ragione Galliani quando sostiene che «nessuno è entrato nel mio ufficio per chiedermi di essere ceduto». L'interessato tirerà le somme durante le vacanze di Natale. Se nel frattempo avrà giocato un certo numero di partite e avrà raccolto quella fiducia e il credito che in passato gli sono stati sempre assicurati, nessun problema. Andrà in Calabria a mangiare la sopressata e se ne tornerà soddisfatto. Altrimenti invece sarà bene prepararsi a una sfibrante trattativa.
mercoledì 25 novembre 2009
"Ecco la verità su Gattuso"
Ci vuol poco a capire cosa passa nella testa di Rino Gattuso, detto Ringhio, il cuore pulsante del Milan degli ultimi anni. Già una volta maturò il convincimento di dover partire e lasciare Milanello: accadde dopo la forte delusione di Istanbul (Champions persa contro il Liverpool partendo dal 3 a 0 del primo tempo) e dovette intervenire il papà, ex calciatore, Franco Gattuso, per indurlo a riflettere e ad accettare la proposta di Galliani. "Rimani e non te ne pentirai" gli disse il dirigente berlusconiano. E così andò. Gattuso vinse ad Atene e in Giappone, incassò altri trofei e altri milioni in premio e dimenticò quell'idea strana, suggerita dal suo amico Toni nell'estate del 2008, dando retta al cuore più che alla testa.