«Tra 5 anni sarò ancora qui con tanti trofei in più. Non mi piace perdere,nemmeno alla Playstation.Credo in questa squadra tutta all’attacco. «La prima volta che ho visto. Leonardo avevo 16 anni. Mi disse di aspettare a lasciare il Brasile»
MILANO — Arriva in tuta, con l’aria stropicciata di chi si è appena alzato dal letto. All’anulare sinistro porta un anello con un tale pavé di brillanti da far morire d’invidia ogni donna con età superiore ai 5 anni («È la fede! Guardi dentro, c’è la data e il nome di Sthefany»). Ha 20 anni, ma vive fuori di casa da quando ne aveva 11. Da 26 mesi ha stravolto la sua vita, cambiando continente, lingua e abitudini. Alexandre Rodrigues da Silva, detto Pato, appartiene alla generazione criticata daMourinho («I giovani di oggi pensano solo alla Ferrari»). Lui, dall’altra parte del Naviglio, dice la sua sull’argomento.
«Io ho una moglie e ho il progetto di costruire una bella famiglia. Ho 20 anni e questo mi interessa al momento».
Come si gestisce la pressione alla sua età quando si è un fuoriclasse in un top club?
«Bisogna avere la testa, fare le cose giuste, ascoltare i consigli di chi ti sta vicino».
D’accordo, ma il rischio di perdere l’equilibrio esiste. Lo ha confessato anche Adriano, quando ha spiegato le origini della sua depressione.
«Ognuno di noi si porta dietro la sua storia. Io ho avuto un padre che ha lavorato e fatto immensi sacrifici per me, i miei fratelli e mia mamma. Faceva il topografo, si svegliava presto la mattina per andare nei paesi vicini. Usciva di casa alle 5 e io dormivo. Rientrava la sera tardi e io già mi ero addormentato. Ecco, io ora mi impegno per ripagarlo di tutti gli sforzi compiuti: adesso imiei possono fare i viaggi che desiderano o fermarsi in Europa per tutto il periodo che vogliono».
Cosa risponde a Mourinho che ha detto: «Se Balotelli è milanista, allora Pato è interista»?
«Non sono interista, io sono colorado».
Cioè?
«Io non sono tifoso dell’Internazionale, ma dell’Internacional di Porto Alegre. E in Brasile chi tiene per quella squadra si chiama colorado».
Cambiamo argomento. Prima di venire in Italia, le era mai capitato di giocare con una squadra dal modulo così offensivo?
«Non si possono fare paragoni. In Brasile mica si tende a difendere così tanto. Con questo schema noi rischiamo qualcosa dietro ma facciamo tanti gol. E con questo modo di giocare siamo messi bene sia in campionato che in Champions League».
Leonardo per lei è più di un tecnico?
«Mi ricordo quando ci siamo visti per la prima volta. Era all’aereoporto di Rio e io stavo tornando da una partita della nazionale under 16. L’avevo riconosciuto ma ero imbarazzato, non volevo salutarlo per primo. Lui mi diede una pacca sulla spalla».
E...
«E mi disse di non andare via troppo presto dall’Internacional. Già si parlava dell’interesse di qualche grande club europeo. Dopo qualche tempo spuntò l’offerta del Milan».
Senza Kaká, è lei l’uomo immagine del Milan. Pesa questa responsabilità?
«Non sono il nuovo Kaká. Io sono lo stesso di prima, devo solo fare il mio lavoro».
D’accordo, ma il Milan per tenerla ha rinunciato a una montagna di quattrini da parte del Chelsea.
«Ho visto, ma da poco ho firmato un nuovo contratto».
Giusto, fino al 2014. Come e dove si immagina fra cinque anni?
«Mi vedo qui a fare ancora un’intervista (ride, ndr). Sarò lo stesso di adesso, ma con tanti trofei in più che spero nel frattempo di aver vinto con il Milan».
E se il Chelsea si rifacesse sotto?
«Sto bene qui».
Gattuso soffre.
«Lui è una grande persona dentro e fuori dal campo. È un esempio per tutti».
Che cosa gli consiglia?
«Quando sarà al cento per cento ricomincerà a giocare, io sono qui per giocare con lui. Ma il futuro non lo conosco».
Il suo difetto?
«Non mi piace perdere, nemmeno alla Playstation».
Il suo pregio?
«So essere un amico, sono una persona leale».
Come è cambiata la sua vita dopo il matrimonio?
«In due stiamo benissimo, andiamo sempre al cinèma (rigorosamente con l’accento sulla 'e', ndr)».
Ci sono più possibilità che fra un anno aspettiate un bambino o che Sthefany, star televisiva in Brasile, cominci a lavorare in Italia?
«Pensiamo all’oggi, il futuro lo decide la vita».
Devastanti in attacco, talvolta in affanno dietro. Dove può arrivare questo Milan?
«Siamo una bella squadra, ci divertiamo, stiamo bene in campo, possiamo vincere tutto».
Monica Colombo - Il corriere della sera