Raccontano di una telefonata a casa, in cui con la voce emozionata di un bambino di fronte all'albero di Natale dice ai familiari di avere addosso la tuta del Milan. Allo stesso tempo, si parla di un ragazzone di quasi un metro e novanta, una promessa del calcio mondiale con l'occasione di diventare davvero grande. Questo è Gustavo Pereira, e si può capire perché lo chiamino El Gatito, il gattino, nonostante un fisico da centravanti che risulta quasi fuorviante. Infatti, Pereira centravanti non lo è, visto che, a dispetto delle sue misure, si tratta di un attaccante di manovra, molto tecnico, che ama partire largo e convergere in area, dove funge bene sia quando fa da boa, sia quando scatena il suo mancino. Soprattutto, è un ragazzo in vertiginosa parabola ascendente: a quattordici anni giocava ancora per strada, nei potreros argentini dove il talento riesce ad aver la meglio sulla polvere, e ora, a diciassette, in un'oretta di pratica ha sedotto niente meno che il Milan, che se lo è accaparrato superando la concorrenza di club come Nizza, Juventus e Udinese che già avevano avuto modo di osservarlo. Logicamente, la sua storia calcistica è giovane e quasi frenetica: in tre anni di "carriera" ha cambiato quattro club, nelle due formazioni della zona di San Juan in cui si è rivelato è sempre stato capocannoniere, addirittura nell'Argentinos Juniors non ha giocato nemmeno un minuto in prima squadra prima di essere richiesto dall'Europa. Una storia comune da quelle parti, perché in Argentina chi gioca a calcio ha sempre la valigia pronta e sogni che sconfinano oltreoceano: dicono che Gustavo Pereira abbia personalità, gliene servirà tanta, perché per un Gatito che tre anni prima giocava per strada la tuta del Milan sembra un punto di arrivo, ma per un attaccante promettente, con questa tecnica, e con questo sinistro, deve essere solo il punto di partenza.
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