Qualcosa è cambiato. Anzi, è cambiato moltissimo. Oggi il Milan è qualcosa di molto diverso da ciò che era in estate. La gente rossonera, e per protesta e per scetticismo, si è tenuta alla larga da San Siro. La campagna abbonamenti ha subito un'evidente emorragia, che oggi Galliani intende tamponare. Stare vicini alla squadra è un atto d'amore che si fa a prescindere, ma è comprensibilissimo che il tifoso del Milan abbia scelto di boicottare il tesseramento per dare un segno tangibile del suo malcontento. Il Milan balneare era un progetto condizionato da una campagna acquisti che poi di fatto non c'è stata. Era un Milan orfano di Kakà, nel quale il surrogato di Ricky avrebbe dovuto essere Ronaldinho, l'uomo che Ancelotti aveva preso per la collottola e messo in disparte. Reduce da un'annata nella quale il migliore era stato Favalli, la squadra non sapeva se avrebbe potuto contare su Nesta. Il recupero di Sandro era una grossa incognita, in tanti pensavano fosse umanamente impossibile. Thiago Silva era a Milanello da sei mesi, ma nessuno ne sapeva granchè al di là di qualche highlights del torneo olimpico. Con Borriello reduce da un'annata disgraziatissima sotto il profilo dell'integrità fisica e 549 minuti complessivamente giocati, in pochi si sentivano garantiti sul fronte dell'attacco. La nuova vedette del nuovo Milan avrebbe dovuto essere Pato, cioè un ragazzino all'epoca nemmeno ventenne che però si preoccupava soprattutto di ammiccare al Chelsea. E poi c'era Leonardo. Per sempre rossoner, gli cantava la curva, ma sulle sue capacità di allenatore in pochi scommettevano: era lì per fare lo yes man della dirigenza, dicevano. Onestamente, ha fatto tanto tanto di più.
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